Descrizione
Bianchi Mosè(1840-1904).
Nacque a Monza da Luigia Meani e da Giosuè Bianchi; il padre era insegnante di disegno pittore di ritratti e di soggetti sacri ed aveva frequentato l’Accademia di Brera.
Figlio d’arte compie gli studi a Brera in un primo tempo con Schmidt, Bisi, Zimmermann, Sogni e, dopo l’interruzione dovuta alla guerra del 1859 alla quale si arruola come volontario senza peraltro essere chiamato a partecipare ad alcuna battaglia, li prosegue sotto la guida di Bertini, il quale lo incoraggia a insistere con i soggetti storici, con cui, in effetti, Bianchi ottiene i suoi primi riconoscimenti. Spronato dalle lusinghiere affermazioni, continua a ricercare soluzioni cromatiche più vibranti e piacevoli che, tradotte nell’esecuzione di tele di sapore aneddotico, gli procurano rapidamente notorietà e commissioni. Grazie a brevi soggiorni nelle città d’arte italiane, da Firenze a Roma alla magica Venezia, e a più lunghi periodi trascorsi a Parigi grazie al sostegno economico del Pensionato Oggioni, completa la sua formazione artistica. Nella capitale francese è attirato dallo stile di Meissonnier e Fortuny che interpreta in modo personalissimo in gustose scenette di genere incontrando un immediato favore collezionistico e, di ritorno in Italia, si dedica alla decorazione ad affresco dei saloni della Villa Giovanelli di Lonigo, presso Vicenza. Questo importante incarico lo riavvicina alla tradizione pittorica veneta e lo induce, tra il 1879-80, a lavorare intensamente al paesaggismo realizzando vedute dell’amatissima Chioggia, scene di barche con pescatori e di burrasche in laguna. Ma non dimentica le sue origini lombarde e agli stessi anni datano molti dipinti che raffigurano animate scene di vita e ambiente milanesi di cui è ora riconosciuto a pieno diritto interprete realistico e poetico al tempo stesso.
Mosè Bianchi è’ uno dei maggiori rappresentanti dell’Ottocento lombardo, di cui seguì tutti gli sviluppi: pittore di soggetti storici all’esordio (Il giuramento di Pontida); macchiettista di bonario umorismo al delinearsi dei primi accenti personali (La vigilia della Sagra, Gall.d’Arte Moderna di Milano); romantico nel quadro La Signora di Monza, e nell’altro: i fratelli sul campo, che concretò la sua fama. La sua produzione, che si estende all’attività di acquafortista e di disegnatore , è alquanto abbondante, tanto che si calcola che abbia dipinto oltre 6.000 tele.